L'esercito avversario formava una solida massa di corpi che sembrava estendersi all'infinito. Vessilli logori e macchiati furono innalzati dal folto dei mostri. Lugubri note echeggiarono nel Farthen Dùr quando i corni di guerra risuonarono. L'intero gruppo di Urgali caricò con selvagge grida di guerra. Si lanciarono contro le file di pali appuntiti, coprendoli di sangue viscido e corpi inerti, mentre i ranghi dell'avanguardia venivano schiacciati contro le difese. Una nube di frecce nere volò oltre la barriera, ricadendo sui difensori accovacciati. Eragon si nascose dietro lo scudo, e Saphira si coprì la testa. Le frecce tintinnarono innocue contro la sua armatura.
Respinta dai picchetti, l'orda degli Urgali esitò, confusa. I Varden si raggrupparono in attesa del nuovo assalto. Dopo una breve pausa, le grida di guerra risuonarono ancora, mentre gli Urgali riprendevano le forze. L'attacco fu feroce. L'impeto portò gli Urgali attraverso la foresta di paletti, dove ima linea di picchieri scagliò freneticamente le armi contro i mostri, nel tentativo di arrestare la marea. I picchieri opposero resistenza, ma l'orrida massa di Urgali era inarrestabile, e furono sopraffatti.
Con la prima linea di difesa spezzata, i corpi principali delle due forze si scontrarono per la prima volta. Un ruggito assordante si levò dagli uomini e dai nani mentre si lanciavano nella mischia. Saphira levò un cupo bramito e si scagliò nel cuore della battaglia, immergendosi in un turbine di rumori e azioni confuse.
Con le zanne e gli artigli, la dragonessa dilaniò un Urgali. I suoi denti erano letali quando una spada, la sua coda un maglio gigantesco. In sella, Eragon parò il colpo di mazza di un capo Urgali, proteggendole le ali vulnerabili. Zar'roc sembrava lieta che tanto sangue scorresse lungo la sua lama cremisi.
Con la coda dell'occhio, Eragon vide Orik mozzare teste di Urgali con precisi fendenti della sua ascia. A fianco del nano c'era Murtagh su Tornac, il volto distorto da un ghigno malevolo: furente, roteava la spada, sbaragliando ogni avversario. Poi Saphira si volse, ed Eragon vide Arya scavalcare con un agile balzo il corpo senza vita di un avversario.
Un Urgali investì con furia cieca un nano ferito e si scagliò contro la zampa destra di Saphira, quella davanti. La sua spada slittò sull'armatura in.una pioggia di scintille. Eragon lo colpì alla testa, ma Zar'roc rimase impigliata nelle sue corna e gli fu strappata di mano. Eragon imprecò, e da Saphira si tuffò sull'Urgali, schiacciandogli il muso con lo scudo. Liberò Zar'roc dalle corna e fece appena in tempo a evitare la carica di un altro Urgali.
«Salta su!» gridò, e si sporse dal fianco del destriero per issare Eragon in sella. Galopparono verso Saphira, circondata da dodici lancieri Urgali che la pungolavano con le loro armi. Erano già riusciti a perforarle entrambe le ali, e il suo sangue bagnava il terreno. Ogni volta che si avventava contro uno degli Urgali, gli altri serravano i ranghi e le puntavano le lance contro gli occhi, costringendola a indietreggiare. Cercava di spazzare via le lance a colpi di artìgli, ma gli Urgali balzavano indietro e la evitavano.
La vista di Saphira insanguinata riempì di furia Eragon. Smontò da Tornac con un grido selvaggio e infilzò l'Urgali più vicino affondandogli Zar'roc nel petto fino all'elsa, nella frenesia di salvare la dragonessa. Il suo assalto le fornì l'occasione di liberarsi. Con un calcio fece volare via un Urgali, poi trottò verso di lui. Eragon si afferrò a una delle punte dorsali e le montò in sella. Murtagh alzò la mano in segno di saluto e si lanciò alla carica di un altro manipolo di Urgali.
In tacita intesa con Eragon, Saphira spiccò il volo e si levò sugli eserciti in lotta, cercando un attimo di tregua dalla frenesia. Il ragazzo aveva il respiro affannato, ì muscoli ancora tesi, pronti a respingere un altro attacco. Ogni fibra del suo essere formicolava di energia, e si sentiva più vivo che mai.
Saphira volò in circolo tanto a lungo da permettere a entrambi di recuperare le forze, poi scese verso gli Urgali, sfiorando il terreno per evitare di essere facilmente avvistata. Piombò sui nemici da dietro, dove erano radunati gli arcieri.