«Forte abbastanza» rispose Eragon. «Devo esserlo, per. poter combattere con la magia.» Fredric scosse il capo; il suo cappuccio tintinnò come un sacchetto di monete. «Qui non c'è posto per la magia. A meno che tu non abbia prestato servizio in un esercito, dubito che tu abbia combattuto per più di qualche minuto. Qui dobbiamo scoprire se sarai in grado di resistere per una battaglia lunga ore, o anche settimane, se ci sarà un assedio. Quali altre armi sai usare, oltre alla spada e all'arco?»
Eragon ci pensò. «Soltanto i pugni.»
«Bella risposta!» rise Fredric. «Bene, cominciamo con il tiro con l'arco. Quando si sarà fatto un po' di spazio nel campo, passeremo...» S'interruppe all'improvviso, il volto corrucciato, lo sguardo fisso oltre le spalle di Eragon.
I Gemelli avanzavano impettiti verso di loro; le teste calve spiccavano pallide sopra i manti purpurei. Orik bofonchiò qualcosa nella propria lingua, mettendo mano all'ascia che teneva infilata nella cintura. «Vi ho detto di stare alla larga dai campi di addestramento» esclamò Fredric, muovendo qualche passo con aria minacciosa. In confronto al suo corpo massiccio, i Gemelli avevano l'aria di fragili fuscelli.
Lo guardarono con arroganza. «Ajihad ci ha ordinato di esaminare le capacità magiche di Eragon... prima che tu lo sfinisca a furia di roteare pezzi di metallo.»
Gli occhi di Fredric lampeggiarono di collera. «Perché non può esaminarlo qualcun altro?» «Nessuno è abbastanza potente» sbuffarono sdegnosi i Gemelli, Saphira emise un cupo brontolio, e dalle narici le salirono spirali di fumo che i Gemelli ignorarono a bella posta. «Seguici» ordinarono a Eragon, e si diressero verso una zona deserta del campo.
Eragon si strinse nelle spalle e obbedì, seguito da Saphira. Dietro di sé, udì Fredric rivolgersi a Orik. «Dobbiamo impedire a quei due di spingersi troppo oltre.»
«Lo so» rispose Orik a bassa voce. «ma non posso ancora intervenire. Rothgar è stato chiaro: non potrà più proteggermi se succede di nuovo.»
Eragon si sforzò di tenere a bada l'apprensione. I Gemelli potevano anche conoscere più parole e tecniche, ma lui ricordava bene quello che gli aveva detto Brom: i Cavalieri sono più forti degli stregoni comuni. Sarebbe bastato questo a contrastare il potere congiunto dei Gemelli?
I Gemelli lo guardarono e chiesero: «Qual è la tua risposta, Eragon?» . .
Senza badare alle espressioni sconcertate dei suoi compagni, Eragon si limitò a rispondere un secco no.
Rughe profonde si disegnarono agli angoli della bocca dei Gemelli. Si volsero in modo da controllare Eragon con la coda dell'occhio e si chinarono per tracciare un pentacolo sul terreno. Si misero al centro del simbolo magico e dissero, perentorii «Cominciamo subito. Dovrai compiere le azioni che ti indicheremo. Ecco tutto.»
Uno dei Gemelli frugò sotto il manto, estrasse una pietra levigata grande quanto un pugno e la posò a terra. «Sollevala all'altezza degli occhi»
«Molto... bene» sibilarono. Fredric seguiva nervoso la dimostrazione di magia. «Ora fai muovere la pietra in circolo.» Di nuovo Eragon si trovò a combattere contro i loro sforzi di fermarlo, e di nuovo
- con grande rabbia dei due - prevalse. Gli esercizi crebbero per complessità e difficoltà finché Eragon non fu costretto a scegliere con cautela le parole da usare. E ogni volta i Gemelli lo ostacolavano con tenacia, pur senza mostrare la minima traccia di tensione.