La caverna era marrone scuro all'interno e più profonda di quanto si fosse aspettato. Le pareti rozzamente scolpite sembravano coperte da rughe naturali della roccia. Addossato alla parete di fondo c'era un enorme cuscino, in grado di ospitare Saphira accoccolata. Accanto c'era un letto incassato nella parete. La caverna era illuminata da un'unica lanterna rossa, schermata da una griglia che ne attenuava il bagliore.
Mi piace,disse Eragon. Mi sento al sicuro.
Già.Saphira si rannicchiò sul cuscino e rimase a guardarlo. Con un sospiro, Eragon si sedette sul materasso, colto da un'improvvisa stanchezza.
Saphira, non hai detto molto da quando siamo qui Che cosa pensi di Tronjheim e diAjihad? Vedremo... A quanto pare, Eragon, siamo coinvolti in un altro tipo di conflitto, qui. Non servono spade e artigli, ma parole e alleanze. Ai Gemelli non siamo piaciuti, perciò il mio consiglio è di stare in guardia contro eventuali loro mosse. Nemmeno i nani si fidano di noi. Gli elfi non vogliono un Cavaliere umano, e così anche loro ci saranno ostili. La cosa migliore che possiamo fare è individuare coloro che detengono il vero potere e farceli amici. E alla svelta, anche. Credi sia possibile restare indipendenti dai capi?
Saphira spostò le ali in una posizione più comoda. Ajihad sostiene la nostra libertà, ma potremmo non sopravvivere se non giuriamo la nostra lealtà a un gruppo o all'altro. Credo che lo scopriremo presto.
RADICE DI MANDRAGOLA E LINGUA DI TRITONE
E
ragon si svegliò con le coperte ammucchiate sotto il suo corpo; eppure non aveva freddo. Saphira dormiva ancora sul suo cuscino, e russava con lievi sbuffi regolari. Per la prima volta da quando era entrato nel Farthen Dùr, Eragon si sentiva al sicuro, pieno
di speranza. Era al caldo, aveva mangiato e dormito a volontà. La tensione dentro di lui si andava allentando: la tensione accumulata dalla morte di Brom, e anche da prima, da quando aveva lasciato la Valle Palancar. Non ho più paura. Ma Murtagh? Malgrado l'ospitalità dei Vàrden, Eragon non poteva perdonarsi in tutta coscienza di aver provocato, che lo volesse o meno, la prigionia di Murtagh. Doveva risolvere la questione.
Il suo sguardo vagò per l'ampio soffitto della caverna, mentre pensava ad Arya. Rimproverandosi per quei sogni a occhi aperti, voltò la testa e guardò il piazzale della rocca. Un grosso gatto era accoccolato davanti all'ingresso della caverna, intento a leccarsi una zampa. L'animale gli scoccò un'occhiata, ed Eragon vide un baluginio di rossi occhi obliqui.
Solembum?chiese, incredulo.
E chi altri? Il gatto marinaro si scrollò la folta pelliccia e sbadigliò languido, mostrando i denti aguzzi. Si stiracchiò, poi balzò fuori dalla grotta, atterrando con un tonfo su Isidar Mithrim, venti piedi più in basso. Vieni?
Eragon guardò Saphira, che nel frattempo si era svegliata e lo fissava immobile. Va' pure. Starò bene, mormorò. Solembum lo aspettava sotto l'arco che conduceva all'altra parte di Tronjheim. Nel momento in cui i piedi di Eragon toccarono Isidar Mithrim, il gatto marinaro si volse con uno scatto delle zampe e scomparve oltre l'arco. Eragon lo inseguì, strofinandosi gli occhi ancora gonfi di sonno. Passò sotto l'arco e si trovò all'inizio di Voi Turin, la Scala Infinita. Non c'era altro posto dove andare, perciò scese al piano di sotto.