No, niente affatto. Quello che hai visto è l'inizio di un'altra storia, un'altra leggenda. Credi che quella bambina si accontenterà di fare la locandiera o la contadina, quando sulla fronte reca il marchio di un drago ed è stata benedetta dalle tue parole? Tu sottovaluti i nostri poteri e quelli del destino.
Eragon chinò il capo. È troppo. Ho la sensazione di vivere dentro un'illusione, un sogno dove ogni cosa è possibile. Lo so che eventi straordinari possono succedere, ma sempre a qualcun altro, sempre in qualche luogo e qualche epoca remoti. Eppure io ho trovato il tuo uovo, sono stato addestrato da un Cavaliere e ho duellato con uno Spettro... queste non possono essere le azioni del ragazzo di campagna che sono, o che ero. Qualcosa è cambiato in me.
È il tuo wyrda che ti forgia,disse Saphira. Ogni epoca ha bisogno di un eroe... forse questa volta è toccato a te. I ragazzi di campagna non portano il nome del primo Cavaliere, di solito. Il tuo soprannome è stato il principio, e ora tu sei la continuazione. O la fine.
Ah,mormorò Eragon, scuotendo il capo. Sembra una sciarada... Ma se è tutto prestabilito, che senso hanno le nostre scelte? O dobbiamo soltanto imparare ad accettare il nostro fato? Eragon,disse Saphira in tono grave, io ti ho scelto da dentro il mio guscio. Ti è stata concessa un'occasione per cui molti morirebbero. Sei infelice per questo? Sgombra la mente da simili pensieri. Non hanno risposta e non ti rendono più felice.
Vero,rispose lui, cupo. Tuttavia continuano a tormentarmi.
Le cose si sono... guastate... da quando Brom è morto. Anch'io provo una profonda inquietudine,ammise Saphira. Eragon fu molto sorpreso, perché di rado la dragonessa si mostrava turbata. Erano sopra Tronjheim. Eragon guardò in basso, attraverso l'apertura nel suo picco e vide il pavimento della rocca; Isidar Mithrim, il grande zaffiro stellato. Sapeva che sotto non c'era niente, se non la grande sala centrale di Tronjheim, Saphira planò silenziosa sulla roccaforte, ne superò il bordo e atterrò su Isidar Mithrim con un clangore di artigli.
Non lo graffierai, così? disse Eragon.
Non credo. Questa non è una gemma qualsiasi. Eragon si lasciò scivolare a terra e si volse lentamente tutt'intorno per ammirare l'insolito colpo d'occhio. Erano in una sala circolare, priva di tetto, alta sessanta piedi e larga altrettanto. Sulle pareti si aprivano innumerevoli, buie caverne, alcune non più grandi di un uomo, altre enormi come una casa. Nel marmo erano stati ricavati lucidi gradini perché la gente raggiungesse le grotte più alte. Un arco colossale segnava l'uscita dalla roccaforte.
Eragon esaminò la grande gemma sotto i suoi piedi e d'impulso vi si sdraiò sopra. Premette la guancia contro il freddo zaffiro e provò a guardarvi attraverso. Linee distorte e tremolanti punti colorati sfarfallavano dentro la gemma, ma il suo spessore rendeva impossibile distinguere chiaramente che cosa ci fosse sul pavimento della sala, un miglio più sotto.
Dobbiamo dormire separati?
Saphira scosse la grande testa. No, c'è un letto per te nella mia caverna. Vieni a vedere. Si volse e senza aprire le ali spiccò un balzo che la fece atterrare davanti a una grotta di media grandezza, venti piedi più in alto. Eragon si arrampicò dietro di lei.