Per qualche ragione il discorso non reggeva.. ma Eragon non seppe dire perché. Si rivolse ad Arya. I grandi occhi splendenti dell'elfa non lo avevano abbandonato un istante, da quando era entrata. «Come mai non vi siete schiantate? Tu e Saphira stavate...» La sua voce si spense. L’elfa rispose lentamente: «Quando hai detto a Saphira di Durza, stavo ancora tentando di toglierle l'armatura danneggiata. Il tempo di liberarla ed era già troppo tardi per scivolare lungo Voi Turin... saresti stato catturato prima che raggiungessi il fondo. E Durza ti avrebbe ucciso pur di non permettermi di salvarti.» Il rammarico venò la sua voce. «Perciò ho fatto l'unica cosa che poteva distrarlo: ho infranto lo zaffiro stellato.»
Eragon si sforzò di comprendere, mentre un altro attacco di vertigini lo costringeva a chiudere gli occhi. «Ma perché nessuno dei frammenti ha colpito me o voi?»
«Sono stata io a fermarli. Quando eravamo quasi a terra, li ho tenuti sospesi, poi li ho calati piano fino a terra: altrimenti si sarebbero infranti in mille schegge che ti avrebbero ucciso» dichiarò Arya con semplicità. Le sue parole tradirono il grande potere che aveva.
Angela aggiunse amareggiata: «Già, e comunque ci è mancato poco. Ci sono volute tutte le mie capacità per mantenerti in vita.»
Una fitta di inquietudine percorse Eragon, al ritmo della sua testa pulsante.
Eragon si liberò con uno strattone e allungò le dita dietro la schiena, tastandosi la pelle. Era liscia e calda, intatta. I muscoli si flettevano sotto i polpastrelli mentre si muoveva. Fece scivolare la mano più su, verso la nuca, e trovò un bozzo duro, largo mezzo pollice. Lo seguì verso il basso con orrore crescente. Il colpo di Durza gli aveva lasciato una profonda ferita che si allungava dalla spalla destra fino al fianco sinistro.
Gli occhi di Arya si colmarono di pietà mentre mormorava: «Hai pagato un prezzo terribile per il tuo gesto, Eragon Ammazzaspettri.»
Murtagh rise una risata triste. «Già. Adesso siamo uguali.»
Eragon si sentì sgomento, e chiuse gli occhi. Era marchiato. Poi ricordò qualcosa di quando era privo di sensi. Uno storpio che era sano... Togira Ikonoka. Aveva detto:
Un senso di pace e di conforto lo pervase.
FINE DEL LIBRO PRIMO La storia continua con
Eldest
Il Libro Secondo dell'Eredità
GLOSSARIO
L'ANTICA LINGUA
Nota: Poiché Eragon non è ancora esperto dell'antica lingua, le sue parole e i suoi commenti non sono stati tradotti letteralmente, per risparmiare ai lettori la sua atroce grammatica. Tuttavia le citazioni di altri personaggi sono state lasciate intatte.
Ai varden abr du Shur'tugals gata vanta: Un Guardiano dei Cavalieri chiede passaggio. Aiedail: la Stella del Mattino
Arget: argento
Argetlam: Mano d'Argento
Atra giilai un ilian tauthr ono un atra ono waìse skòlir fra i rauthr: Che la fortuna e la felicità ti assistano e che tu possa essere protetta dalla sventura.
Bòetq istalri!: Incendio, divampa!
Breoal: famiglia: casa
Brisingr: fuoco
Deloi moi!: Terra, cambia!
Delois: una pianta a foglie verdi e infiorescenze purpuree
Domia abr Wyrda: Dominio del Fato (libro)
Dras: città
Draumr kòpa: Rifletti l'immagine.
Du grind huildr!: Cancello, fermati!
“Du Silbena Datia": "Le Nebbie Sospiranti" (un canto poetico)
Du Sùndavar Freohr: La Morte delle Ombre
Du Vrangr Gata: Il Tortuoso Cammino
Du Weldenvarden: La Foresta dei Guardiani
Edoc'sil: inespugnabile
Eitha: vai: parti
Eka al fricai un Shur'tugal!: Sono un Cavaliere e un amico!
Ethgrì: invoca
Fethrblaka, eka weohnata néiat haina ono. Blaka eom iet lam: Uccello, non ti farò del male. Vola sulla mia mano.
Garjzla: luce
Gath un reisa du rakr!: Compatta e solleva la nebbia!
Gedwéy ignasia: palmo luccicante
Gèuloth du knìfr!: Smussa la lama!
Helgrind: i Cancelli della Morte
Iet: mio (informale)
Jierda: spezza: colpisci