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La domanda bruciò dentro Eragon, che abbassò lo sguardo. Sapeva che la dragonessa aveva ragione, ma aveva paura di cavalcarla. I loro voli erano stati l'impresa più dolorosa che avesse mai sopportato.

«Che cosa succede?» chiese Brom.

«Vuole che domani cavalchi lei» disse Eragon, sconfortato.

Gli occhi di Brom scintillarono. «Be', ora hai una sella. Tutto sommato, se volate lontani, non dovrebbero esserci problemi.» Saphira spostò rapida lo sguardo sul vecchio; poi tornò a fissare Eragon.

«Ma se vieni aggredito o ti accade un incidente? Non riuscirò ad arrivare in tempo e...» Saphira premette la zampa sul suo torace con maggior forza, bloccandogli le parole in gola. È proprio questo il punto, ragazzo.

Brom represse un sorriso. «Vale la pena di rischiare. Ormai è tempo che tu impari a cavalcarla. Mettiamola così: sorvolando il territorio davanti a me, potrai individuare trappole, agguati o altre sgradite sorprese.»

Eragon guardò Saphira e disse: D'accordo, lo farò. Ma adesso lascia che mi alzi. Dammi la tua parola.

È proprio necessario? chiese il ragazzo. La dragonessa lo fissò in silenzio. Va bene. Ti do la mia parola che domani volerò con te. Contenta?

Sì.

Saphira lo lasciò andare e con una spinta delle zampe spiccò il volo. Eragon avvertì un lieve brivido guardandola salire a spirale. Borbottando, tornò da Cadoc per seguire Brom.

Era quasi il tramonto quando prepararono il bivacco. Come al solito, prima di cena Eragon e Brom duellarono. Nel bel mezzo della lotta, Eragon sferrò un colpo tanto violento che entrambi i bastoni si spezzarono come ramoscelli. I pezzi volarono nel buio in una nuvola di schegge. Brom gettò ciò che restava del suo bastone nel fuoco e disse: «Con questi abbiamo chiuso; butta anche il tuo. Hai imparato bene, ma di più non possiamo fare con quei poveri legni. Non possono insegnarti altro. È arrivato il momento di usare le lame.» Estrasse Zar'roc dalla sacca di Eragon e gliela porse. «Ma così ci faremo male sul serio» protestò Eragon.

«No. Dimentichi ancora la magia» disse Brom. Alzò la sua spada e la fece girare, così che la luce del falò si riflette sulla lama. Posò un dito su ciascun lato della lama e si concentrò a fondo, la fronte solcata da rughe profonde. Per un momento non successe nulla, poi il vecchio esclamò «Géuloth du knìfr!» e una piccola scintilla rossa balenò fra le sue dita. Mentre la scintilla tremolava. Brom fece scorrere le dita lungo la lama della spada. Poi' la girò e fece lo stesso dall'altro lato. La scintilla svanì nel momento stesso in cui il vecchio tolse le dita dal metallo.

Brom tese la mano con il palmo rivolto verso l'alto e vi passò sopra la spada. Eragon scattò in avanti per fermarlo, ma fu troppo lento. Rimase di stucco quando Brom sorrise e gli mostrò la mano intatta. «Come hai fatto?» chiese il ragazzo.

«Toccala» disse Brom. Eragon sfiorò il taglio della lama e sentì una superficie invisibile sotto le dita. La barriera era spessa un quarto di pollice e molto scivolosa. «Fa' lo stesso su Zar'roc» gli disse Brom. «La tua protezione sarà un po' diversa dalla mia, ma il risultato sarà lo stesso.» Insegnò a Eragon la pronuncia corretta delle parole e lo guidò nel procedimento. Dopo qualche tentativo a vuoto, finalmente Eragon riuscì a neutralizzare la potenza della lama. Spavaldo, assunse la posizione di combattimento. Prima di cominciare. Brom lo ammonì. «Queste spade non tagliano, ma possono sempre spezzare le ossa. Preferirei evitarlo: perciò non agitare troppo le braccia come fai sempre. Un colpo sul collo potrebbe rivelarsi fatale.»

Eragon annuì, poi si slanciò senza preavviso. Quando Brom parò l'assalto, le spade cozzarono con fragore, sprizzando scintille. La spada era lenta e pesante per Eragon, che si era abituato a duellare con i bastoni. Incapace di brandire Zar'roc con la dovuta scioltezza, ricevette un duro colpo sul ginocchio.

Alla fine, entrambi ostentavano grossi lividi, Eragon più di Brom. Guardò Zar'roc e si stupì nel notare che nella lotta non era rimasta minimamente scalfitta.

CON GLI OCCHI DI UN DRAGO

I

l mattino dopo, Eragon si svegliò tutto indolenzito, coperto di lividi violetti. Vide Brom che trascinava la sella verso Saphira sforzandosi di mascherare la propria stanchezza. Mentre Eragon preparava la colazione. Brom legò la sella sul dorso di Saphira e le bisacce di Eragon.

Vuotata la scodella, Eragon prese in silenzio il suo arco e si avvicinò a Saphira. Brom disse: «Ricorda: tieni le ginocchia strette, guidala con i tuoi pensieri, e piegati in avanti il più possibile. Andrà tutto bene, se non ti farai prendere dal panico.» Eragon annuì e infilò l'arco nella custodia di pelle. Brom lo aiutò a montare in sella.

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Андрей Боярский

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