il velo grigio. Eragon rimase a bocca aperta quando finalmente comparve Teirm, la cittadina bagnata dal mare scintillante, dove fiere navi erano ormeggiate con le vele imbrogliate. In lontananza si udiva il sordo fragore della risacca.
La città era cinta da una muraglia bianca alta cento piedi e spessa trenta, con file di feritoie rettangolari e un camminamento in cima per i soldati e le sentinelle. La superficie liscia della muraglia era interrotta da due saracinesche di ferro, una che affacciava a ovest, sul mare, l'altra che si apriva a sud, sulla strada. Al di sopra della muraglia, addossata alla sua sezione settentrionale, si ergeva un'enorme fortezza fatta di pietre gigantesche e torrette. Nella torre più alta riluceva la lanterna di un faro. Il castello era l'unica cosa visibile al di là della fortificazione. C'erano alcuni soldati a guardia del cancello sud, ma reggevano le lance con noncuranza. «Questo è il nostro primo esame» disse Brom. «Speriamo che non abbiano ancora ricevuto nostre notizie dall'Impero e che non ci arrestino. Qualunque cosa accada, non farti prendere dal panico e non comportarti in maniera sospetta.»
Eragon si rivolse a Saphira. A
Eragon e Brom avanzarono verso il cancello con aria disinvolta. Sull'ingresso sventolava un vessillo giallo con la figura di un leone rampante e una mano che stringeva un giglio. Mentre si avvicinavano alla muraglia, Eragon domandò, stupito: «Quanto è grande questo posto?» «È più grande di qualunque città tu abbia mai visto» rispose Brom.
Due sentinelle sorvegliavano l'ingresso a Teirm, le lance in pugno. «Nome!» disse una di loro in tono annoiato.
«Io sono Neal» rispose Brom con voce arrochita, le spalle curve, un'espressione di beata idiozia sul volto.
«E quest'altro chi è?» chiese la guardia.
«Be', ci stavo arrivando, È mio nipote, Evan, il figlio di mia sorella, non...»
La guardia annuì impaziente. «Sì, sì, ho capito. Che cosa siete venuti a fare qui?»
«Andiamo a trovare un suo vecchio amico» intervenne Eragon, adeguandosi al linguaggio spiccio. «Io lo accompagno perché magari si perde, se capite cosa intendo. Non è più tanto giovane, e ha preso un sacco di sole quando lo era. È rimasto un po' tocco per via della febbre, sapete.» Brom dondolò la testa come un vecchio rimbambito «Mmm, passate» disse la guardia, abbassando la lancia. «Ma tu bada che il vecchio non combini qualche pasticcio.»
«Oh, non temete» promise Eragon. Spronò Cadoc, e i due entrarono a Teirm. Gli zoccoli dei cavalli sul selciato facevano uno schiocco di nacchere.
Una volta lontani dallo sguardo delle sentinelle. Brom raddrizzò la schiena e borbottò: «Un po' tocco, eh?»
«Non potevo lasciare a te tutto il divertimento» lo canzonò Eragon. Brom distolse lo sguardo e mormorò qualcosa fra i denti. Le case erano grigie, tristi. Piccole finestre incassate lasciavano entrare rari raggi di luce. Gli usci erano stretti, i tetti piatti, circondati da ringhiere di metallo e coperti da lastre di ardesia. Eragon notò che le case più vicine alla muraglia di Teirm erano le più basse, mentre diventavano più alte via via che si procedeva verso l'interno. Quelle vicine alla fortezza erano le più alte, ma sempre insignifi canti rispetto alla sua mole.
«Questo posto sembra pronto alla guerra» commentò Eragon. Brom annuì. «La storia dì Teirm è un susseguirsi di attacchi da parte dei pirati, degli Urgali e di altri nemici. Questa città è stata a lungo il crocevia di intensi commerci, e c'è sempre battaglia, dove si accumulano tante ricchezze. Gli abitanti sono stati costretti a prendere misure straordinarie per difendersi. E aggiungi il fatto che Galbatorix ha mandato i suoi soldati per aiutarli a difendere la città.»
«Perché certe case sono più alte?»
«Guarda la fortezza» disse Brom, indicandola. «Da lassù si ha una vista completa di Teirm. Se qualcuno riuscisse ad aprire una breccia nella muraglia esterna, sui tetti verrebbero disposti gli arcieri. Poiché le case davanti, accanto alla muraglia, sono più basse, gli uomini più indietro potrebbero scoccare tranquillamente i loro dardi, senza paura di colpire i compagni, E se il nemico riuscisse a impossessarsi delle prime case e disporvi i propri arcieri, sarebbe uno scherzo abbatterli dall'alto.»