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«Non potete imprigionarlo» protestò Eragon. «Non ha commesso alcun crimine!» «Non possiamo rimetterlo in libertà senza essere sicuri che non si rivolterà contro di noi. Innocente o meno, è potenzialmente pericoloso quanto lo era suo padre» disse Ajihad, non senza una nota di tristezza nella voce.

Eragon capì che non avrebbe mai convinto Ajihad, e che i suoi timori avevano un fondamento. «Come hai fatto a riconoscere la sua voce?»

«Incontrai suo padre una volta» rispose secco Ajihad. Tamburellò qualche istante sull'elsa di Zar'roc. «Vorrei che Brom mi avesse detto di aver preso la spada di Morzan. Ti suggerisco di non portarla con te all'interno del Farthen Dùr. Molti qui ricordano con odio i tempi di Morzan, specie i nani.»

«Me lo ricorderò» promise Eragon.

Ajihad gli consegnò la spada. «Ora che ci penso, ho anche l'anello di Brom, qui con me. Me lo mandò come prova della sua identità. Lo conservavo in attesa che tornasse a Tronjheim. Ora che è morto, immagino che appartenga a te, e credo che lui avrebbe voluto che lo portassi.» Aprì un cassetto della scrivania e prese l'anello.

Eragon l'accettò con deferenza. Il simbolo inciso sulla superficie dello zaffiro era identico al tatuaggio che Arya aveva sulla spalla. S'infilò l'anello all'indice e ne contemplò i riflessi sfolgoranti. «Mi sento,... onorato» disse.

Ajihad annuì serio, poi spinse indietro la sedia e si alzò. Si rivolse a Saphira in tono solenne. «Non pensare che mi sia dimenticato di te, o potente drago. Ho detto queste cose non solo per Eragon, ma anche per te. È molto importante che tu le conosca, poiché a te spetta il compito di sorvegliarlo in questi tempi difficili. Non sottovalutare la tua forza e non vacillare al suo fianco, perché senza di te Eragon è destinato al fallimento.»

Saphira chinò la testa fino a portare lo sguardo al livello degli occhi di Ajihad e lo fissò con le nere pupille oblunghe. Si studiarono a vicenda in silenzio, senza battere ciglio. Ajihad fu il primo ad abbassare lo sguardo. «È un vero privilegio conoscerti» disse.

È sincero, disse Saphira con rispetto. Si voltò verso Eragon. Digli che sono rimasta molto impressionata sia da Tronjheim che da lui. L'Impero fa bene a temerlo. Ma fagli anche sapere che se avesse deciso di ucciderti, avrei distrutto Tronjheim e lo avrei dilaniato con i miei denti. Eragon esitò, sorpreso dalla veemenza della dragonessa, poi riferì, il messaggio. Ajihad la guardò con serietà. «Non mi sarei aspettato niente di meno da una creatura così nobile... ma dubito che saresti riuscita a superare i Gemelli.»

Saphira emise uno sbuffo di derisione. Bah!

Eragon capì che cosa intendeva, e disse: «Allora devono essere molto più forti di quanto non sembra. Credo che avrebbero un'amara delusione se mai dovessero affrontare, l'ira di un drago. Forse insieme potrebbero sconfiggere me, ma Saphira mai. Sappi che il drago di un Cavaliere è in grado di potenziare la sua magia oltre le possibilità di uno stregone normale. Brom è sempre stato più debole di me per questo. Credo che in assenza dei Cavalieri, i Gemelli . abbiano sopravvalutato i propri poteri.»

Ajihad parve preoccupato. «Brom era considerato uno dei più grandi esecutori di incantesimi. Soltanto gli elfi erano in grado di superarlo. Se quello che mi dici è vero, dobbiamo riconsiderare parecchie cose.» S'inchinò davanti a Saphira. «Comunque sia, sono felice di non aver dovuto far del male a nessuno dei due.» Saphira ricambiò abbassando la grossa testa.

Ajihad si erse, di nuovo e riprese la sua aria autorevole. «Orik!» chiamò. Il nano entrò nella stanza e si fermò davanti alla scrivania, a braccia incrociate. Ajihad lo guardò corrucciato e disse: «Mi hai causato un sacco di problemi. Orik. Mi è toccato ascoltare tutta la mattina uno dei Gemelli che si lamentava della tua insubordinazione. Non saranno soddisfatti finché non verrai punito. Purtroppo hanno ragione. È una questione molto seria, che non può essere ignorata. È necessaria una riparazione.»

Orik scoccò un'occhiata fuggevole a Eragon, ma il suo viso non tradì alcuna emozione. Parlò in tono spiccio. «I Kull avevano circondato il Kóstha-mérna. Stavano scagliando frecce contro il drago, Eragon e Murtagh, ma i Gemelli non hanno mosso un dito. Come... sheilven, si sono rifiutati di aprire i cancelli, anche se vedevamo Eragon gridare la frase giusta dall'altra parte della cascata, E si sono rifiutati ancora di intervenire quando Eragon non riaffiorava dall'acqua. Forse ho sbagliato, ma non potevo lasciar morire un Cavaliere.»

«È vero, non riuscivo a risalire» confermò Eragon. «Sarei annegato se lui non mi avesse aiutato.» Ajihad lo guardò per un istante, poi continuò a interrogare Orik. «E più tardi, perché ti sei opposto ai Gemelli?»

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Андрей Боярский

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