«Il che ci riporta al punto di partenza: il problema che hai posto. I giovani Cavalieri come te seguivano un rigido periodo di addestramento per irrobustire il corpo e rafforzare il controllo della mente. Questo periodo durava parecchi mesi, a volte addirittura anni, finché il Cavaliere non veniva giudicato abbastanza responsabile da poter usare la magia. Fino ad allora, nessun allievo sapeva di possedere quei poteri. Se uno di loro scopriva la magia per caso, veniva immediatamente allontanato dagli altri per ricevere un'istruzione privata. Era un caso molto raro» aggiunse, e fece un cenno verso Eragon. «anche se nessuno aveva mai subito le tue stesse pressioni.» «E come venivano addestrati a usare la magia, alla fine?» chiese Eragon. «Non vedo come si possa insegnare una cosa del genere. Se tu avessi tentato di spiegarmela un paio di giorni fa, non avrei capito niente.»
«Gli allievi venivano sottoposti a una serie di inutili esercizi ideati al solo scopo di frustrarli. Per esempio, ordinavano loro di spostare un cumulo di pietre usando soltanto i piedi, oppure di riempire d'acqua dei secchi bucati, o altre cose impossibili. Alla fine, si arrabbiavano abbastanza da usare la magia. La maggior parte delle volte funzionava.
«Il che significa» proseguì Brom «che ti troverai in svantaggio, dovessi mai incontrare un nemico che ha ricevuto questo tipo di addestramento. C'è ancora qualcuno in vita che è così vecchio: il re, tanto per cominciare, e ovviamente gli elfi. Chiunque di loro potrebbe farti a pezzi con facilità.» «E allora che cosa posso fare?»
«Non è il momento per un'istruzione formale, ma possiamo fare qualcosa durante il viaggio» disse Brom. «Conosco diverse tecniche a cui potrai ricorrere per sviluppare forza e controllo, ma non puoi conquistare la disciplina dei Cavalieri dal giorno alla notte. Tu» scoccò a Eragon uno sguardo divertito «dovrai seguire un corso lampo. Sarà dura al principio, ma la ricompensa sarà enorme. Ti farà piacere sapere che nessun Cavaliere della tua età ha mai usato la magia come hai fatto tu ieri con quei due Urgali.»
Eragon sorrise, lusingato. «Grazie. Questa lingua di cui parli ha un nome?»
Brom rise. «Certo, ma nessuno lo conosce. Sarebbe una parola di un potere incredibile, qualcosa che ti permetterebbe di controllare la lingua e coloro che la usano. Da tempo immemorabile la gente lo cerca, ma nessuno l'ha mai scoperto.»
«Ancora non capisco come funziona la magia» disse Eragon. «Come faccio a usarla?» Brom aggrottò la fronte, stupito. «Non è chiaro?»
«No.»
Il vecchio trasse un profondo respiro e disse: «Per adoperare la magia, devi possedere un certo potere innato, che di questi tempi è molto raro nelle persone. Devi anche essere in grado di evocare questo potere con la volontà. Una volta evocato, devi usarlo o lasciarlo dissolvere. Capito? Ora, se desideri usare il potere, devi pronunciare la parola o la frase dell'antica lingua che descrive le tue intenzioni. Per esempio, se ieri non avessi detto brisingr, non sarebbe successo niente.» «Perciò sono limitato dalla mia conoscenza di questa lingua?» .
«Proprio così» esclamò Brom. «E sappi che nell'usarla è impossibile mentire.»
Eragon scosse il capo. «Non può essere. La gente mente sempre. I suoni dell'antica lingua non possono impedire a nessuno di farlo.»
Brom inarcò un sopracciglio e disse: «Fethrblaka, eka weohnata néiat haina ono. Blaka eom iet lam.» All'improvviso un uccello volò da uh ramo e atterrò sulla sua mano. Cinguettò allegramente e guardò entrambi con i suoi occhietti rotondi. Dopo un istante Brom disse «Eitha» e l'uccello volò via.
«Come ci sei riuscito?» disse Eragon, colmo di meraviglia.
«Ho promesso di non fargli del male. Forse non conosceva di preciso le mie intenzioni, ma nella lingua del potere, il significato delle mie parole era evidente. L'uccello si è fidato di me perché sa quello che sanno tutti gli animali, ossia che coloro che usano questa lingua sono vincolati alla parola data.»
«Anche gli elfi la parlano?»
«Certo.»
«Quindi non mentono mai?»